giovedì 25 ottobre 2012

Paura 3d (2012)

TRAMA
Tre giovani amici della periferia romana, dove tutto scorre come da copione, si ritrovano tra le mani le chiavi di una bella villa in campagna appartenente allo strano e facoltoso Marchese Lanzi, fuori per il fine settimana per un raduno d'auto d'epoca. I tre non resistono alla tentazione di passare due giorni indisturbati nel lusso, ma qualcosa nella cantina comprometterà inaspettatamente i loro goliardici progetti. A pochi mesi dal godibile sci-fi L'arrivo di Wang i Manetti Bros. tornano in sala con un nuovo film di genere, modello cinematografico che nelle declinazioni dei due registi è divenuto una riconoscibile cifra della loro filmografia. Questa volta si cimentano con il loro genere più amato, quello verso cui hanno sempre strizzato l'occhio nel corso di tutti i loro lavori precedenti: l'horror, e per giunta con il tecnologico supporto 3D. Si avverte sempre uno scollamento in sede di giudizio dinanzi ad un film dei Manetti Bros.: il risultato finale, l'impianto strutturale, stride con l'onestà di approccio dell'intero disegno. Impossibile valutare Paura 3D, così come L'arrivo di Wang e altri loro lungometraggi, per quello che è senza tenere conto del divertito e schietto intento. E se di buone intenzioni può essere lastricata persino la strada per l'inferno, non sempre lo è la via del cinema italiano, che spesso rifugge il cinema di genere per approdare verso altezzose soluzioni, ma la presunzione non è di casa Manetti. Paura 3D è il risultato di due fratelli registi che si misurano con bontà d'animo verso un genere che venerano e rispettano, e si approcciano alla loro opera più come a un rilassato saggio di fine anno (per schiettezza e spontaneità) che come a un prodotto straripante di eccessive ambizioni. L'incipit, a partire dai bellissimi titoli di testa ad opera del pittore e grafico Sergio Gazzo, è sempre la parte migliore dei loro lungometraggi e anche qui, come da manuale di sceneggiatura, la presentazione iniziale dei personaggi (come sempre romani, riconoscibili, quindi verosimilmente credibili) è funzionale per il coinvolgimento dello spettatore, traghettato verso un'attenta partecipazione all'iniziale intreccio. Poi qualcosa si rompe e 'l'universo Manetti', solo, non basta più: proprio nel momento in cui si dovrebbe spingere l'acceleratore, l'amato genere inizia a scricchiolare dimostrandosi troppo macchinoso, un congegno eccessivamente dilatato. La sceneggiatura si attiene ai canoni dell'horror e ad alcuni suoi sottogeneri come il torture porn e lo splatter, piacevolmente misurati e non debordanti, ma qua è là diverse lacune non passano inosservate. Rispetto ai loro precedenti titoli, una nota di merito va alla direzione degli attori, i quali danno forma a personaggi stavolta più credibili e meno sopra le righe. Tra qualche brivido e alcune riuscite battute negli inserti ironici e da commedia, tipico del loro non prendersi troppo sul serio, Paura 3D resta incerto nell'impalcatura, ma in fin dei conti gli si vuole davvero bene.

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