giovedì 26 maggio 2011

Con gli occhi dell'assassino (2011)

TRAMA
Affermata professionista, Julia percepisce improvvisamente che qualcosa di grave è accaduto alla sorella gemella Sara e, anche se non la vede da mesi, si precipita con il marito Isaac nella casa dove la sorella vive da sola: la trova impiccata. La polizia ritiene che si tratti di suicidio: Sara soffriva di una perdita progressiva della vista e l’ispettore incaricato delle indagini pensa che potesse essere depressa per quello. Julia nega: Sara sperava di guarire e aspettava solo un donatore per un’operazione risolutiva. Ma anche Sara soffre di perdita progressiva della vista, pur se a uno stadio meno avanzato della sorella. Nonostante tutto, Julia vuole scoprire quale mistero nasconda la morte della sorella e comincia a indagare tra le persone che la conoscevano. Tra queste, l’anziana Soledad, anche lei cieca, che la indirizza al misterioso Centro Baumann, un luogo di cura per ciechi. Ma qualcuno sta seguendo Julia e forse è la stessa persona che ha provocato la morte di Sara, il suo misterioso fidanzato, l’uomo che nessuno ricorda.
Afraid of the Dark, The Eye, Terrore cieco, Terrore nel buio: molte sono le pellicole che hanno tratto spunto a vario titolo dalla cecità per storie dell’orrore. Con gli occhi dell’assassino si inserisce in questo piccolo filone abbinandolo a un altro elemento dal grande fascino per il cinema horror: quello del legame tra i gemelli, caratterizzato da una ipersensibilità che sembra sconfinare nel paranormale. La specularità del destino delle sorelle mette la protagonista nella possibilità di intuire prima quale potrà essere il suo futuro, che si riflette in quello tragico della sorella, per cui la sua lotta per comprendere cosa sia veramente successo alla gemella è anche una lotta per la propria sopravvivenza, per evitare a sé la medesima fine. Il mistero è ordito con abilità e più la storia procede più tutto si complica, tra personaggi ambigui e un accumulo di fatti e circostanze strane e minacciose. Metaforicamente, la luce degli occhi di Julia si spegne e il mistero diventa sempre più oscuro.
Guillem Morales - al secondo lungometraggio dopo l’interessante El habitante incierto - dirige con stile e misura assecondando la storia e cercando di rendere lo spettatore partecipe del dramma della protagonista, ma non può evitare un calo di tensione nella lunga fase centrale dove la trama - pur complessivamente densa e ricca di sviluppi - si incarta e si dilunga rimanendo sostanzialmente ferma. Quando riparte è per un terzo atto nel quale la cecità della protagonista - immersa in un incubo nel quale si trova inerme - è anche quella dello spettatore, tenuto a condividerne la totale solitudine e l’assenza di qualunque certezza. La suspense è spesso sapientemente gestita con meccanismi hitchockiani, in modo classico e con buona efficacia. La ricerca di una conferma della propria identità attraverso gli altri e la lotta contro un’irrilevanza sociale che condanna alla solitudine sono temi che danno sostanza drammatica alla vicenda e sottolineano la banalità e sfuggevolezza di un male che nessuno vede per quanto esso si rende involontariamente invisibile. Prodotto da Guillermo del Toro, il film è sorretto anche dall’intensa interpretazione di Belén Rueda (Mare dentro).

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