TRAMA
Dopo essere sfuggito alle guardie del re nel tentativo di liberare il vecchio compagno di mare Gibbs, Jack Sparrow si ritrova prigioniero sulla nave di Barbanera, grazie alla bella e inaffidabile figlia di quest'ultimo, Angelica, in passato sedotta e abbandonata da Jack stesso e ora a capo della ciurma di zombie del padre. Suo malgrado, il nostro fa dunque rotta verso la Fontana della giovinezza, facendo presto squadra con Barbossa, che si finge al servizio della corona d'Inghilterra ma in verità cerca la vendetta su Barbanera, responsabile della gamba di legno che lo invalida. Per poter ottenere dalla fonte il suo beneficio, a pirati, soldati e corsari occorrono però alcuni ingredienti di non facile reperimento: due antichi calici e una lacrima di sirena.
Se è vero che le storie di filibustieri narrano di personaggi più che longevi, morti mai morti davvero, vascelli fantasma e profezie millenarie, e che dunque la resurrezione era un'ipotesi che non si poteva scartare a priori, il quarto capitolo della saga miliardaria prodotta da Bruckheimer si rivela invece già arrugginito e stanco e fa acqua da diverse parti.
Il passaggio di timone dalle mani di Gore Verbinski a Rob Marshall ne è in parte responsabile, poiché non si conta una sequenza visivamente ghiotta fatta eccezione, forse, per l'attacco delle sirene-piranha, ma i problemi riguardano anche i protagonisti e più che mai il racconto. Lungi dall'essere profondamente e personalmente coinvolto nei fatti, “Johnny Sparrow” si limita a fare da spalla e da collante tra le diverse linee narrative e le differenti divise in campo, tornando, dunque, ad un ruolo più vicino a quello dei suoi esordi in questa serie di film, ma senza una banda di matti e fedeli di contorno che gli dia la possibilità di far sfoggio del suo carisma. Il tocco imprevedibile e assurdo, nel senso teatrale del termine, che ha fatto del personaggio un'icona e una visita piacevolmente attesa ad ogni nuova occasione, è stato dimenticato chissà dove, fuori da questo capitolo. Di Penelope Cruz, invece, basterà ammettere che fa rimpiangere Keira Knightley, il che è tutto dire, ma occorre chiarire che la colpa è più del personaggio che dell'attrice. Oltre all'insipido Barbanera e alla figlioccia, il parco personaggi non riserva altre novità di rilievo, fatta salva la parentesi anderseniana della sirenetta e del giovane vicario di Dio, narrativamente sottosfruttata.
Ad aggiungersi ai suddetti disagi dell'equipaggio e a decretare il lento e inesorabile inabissamento della pellicola è una sceneggiatura inventiva dal punto di vista degli accadimenti e delle piccole trovate d'intrattenimento (su tutte, le fughe acrobatiche e circensi di Sparrow) ma integralmente priva di dialoghi memorabili, di suspence, di ribellione. Delle storie di pirati, questa quarta ha i costumi e le ambientazioni ma manca completamente dell'epica e del sapore del mare.
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