sabato 29 settembre 2012

L'era glaciale 4 - Continenti alla deriva (2012)

TRAMA
Il mammut Manny è alle prese con l'adolescenza della figlia Pesca, attratta da amicizie superficiali se non pericolose, quando il ghiaccio sotto le zampe comincia a tremare fino a rompersi. Manny, Diego e Sid, con la compagnia folle di "nonnina" (l'anziana di famiglia che i genitori di Sid gli hanno scaricato prima di abbandonarlo per la seconda volta), si ritrovano alla deriva su un iceberg e vengono attaccati da una ciurma di pirati, capitanata dall'odioso capital Sbudella. Dopo l'incidente di percorso del terzo tomo, stanco e artificioso, il franchise del bradipo e del mammut, garanzia di felicità per i bambini e soprattutto per il botteghino, torna ad un ottimo livello di tecnica e di racconto, anche se i temi sono davvero sempre quelli: dal diverso che non si deve vergognare di essere tale (Pesca dorme a testa in giù come la madre e gli opossum) alla famiglia più importante, che non è quella del sangue ma quella del cuore. I pirati svolgono qui lo stesso ruolo che svolge il carrozzone del circo nel capitolo contemporaneo di Madagascar, con ricadute però meno scontate e una buona tenuta di tensione. Ma ciò che più si fa apprezzare in questo Continenti alla deriva è la quantità di battute riuscite e di gag divertenti, da attribuirsi in gran parte al personaggio di nonnina e al suo animale immaginario. Fra le "zolle" narrative, poi, s'inseriscono come di consueto i mini cortometraggi in puro stile slapstick che hanno per protagonista Scrat, all'inseguimento cronico della ghianda che rotola, scivola, s'inabissa o svetta fuori del pianeta. Anch'essi, a questo giro di giostra, sono più curati e fantasiosi: non solo contemplano un intro spassoso, nel quale Scrat è di fatto additato come il responsabile della catastrofe geologica del titolo, ma spesso sono strettamente legati alle "zolle" stesse, anticipandone a loro modo il cuore di ciò che accadrà. In questa odissea che è il viaggio di Manny verso il ricongiungimento familiare, non mancano le sirene né i buchi di sceneggiatura, ma il film dimostra di saper prendere il buono dal passato senza ripeterne gli errori: anche qui, infatti, è l'introduzione di un nuovo personaggio la linfa che nutre il divertimento maggiore (nel capitolo precedente Buck, il reduce di guerra, qui la vecchia bradipo squinternata con l'asso nella manica), e si ricorre nuovamente, in forma leggera di allusione, ad una storia altra e archetipica (là Moby Dick qui Pinocchio). In definitiva, un viaggio che vale la pena di intraprendere: non deluderà.

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