TRAMA
Marley Corbett è una pubblicitaria di successo la cui vita scorre sui binari di una assoluta indipendenza dai sentimenti amorosi. Le sue relazioni sono tutte di breve durata per sua esplicita scelta. Un giorno le arriva la notizia che cambia per sempre la sua vita: un tumore al colon inoperabile. A formulare la diagnosi è il giovane medico di origine ebraico-messicana Julian Goldstein del quale Marley si innamora anche se non vuole ammetterlo. Trasferita brevemente in Paradiso e incontrato Dio che ha l'aspetto di Whoopy Goldberg, Marley potrà esprimere tre desideri. Due sono immediati. Per il terzo dovrà prima guardarsi nel profondo.
Kate Hudson cerca, con questo film, di sottrarsi ai ruoli di vivace protagonista di romantic comedy. Lo fa affidandosi a un regista che avrebbe le carte in regola per offrirle l'occasione di un personaggio complesso dato che ha portato sullo schermo il cupo e ambiguo The Woodsman. Il problema è che la sceneggiatura la aiuta solo fino a un certo punto. Perché l'inizio è brillante e vivace come da tradizione hudsoniana. Poi la brusca frenata: Marley scopre il tumore ma, al contempo, trova anche l'amore. Fin qui nulla di male perché l'ingresso nel tunnel della malattia è rappresentato (rispetto alla tradizione ormai invalsa) con quel tanto di irriverenza che non guasta. Anche se, va detto, che le romantic stories che prevedono uno dei due partner ammalati sono sempre più frequenti.
A Il mio angolo di paradiso va riconosciuta l'anticipazione sui tempi nel senso che la patologia mortale fa il suo ingresso in scena quasi da subito. Il problema nasce quando la storia d'amore con il medico Gael Garcia Bernal si fa più intensa e comincia a cercare di stimolare il condotto lacrimale degli spettatori. Qui molti elementi cominciano a suonare come falsi e si perde il clima di giusto equilibrio tra la commedia e la riflessione che fin lì si era riusciti a costruire,
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