domenica 25 settembre 2011

Lanterna verde (2011)

TRAMA
Pilota d'aerei abile e spericolato, uomo inaffidabile ma affascinante e soprattutto temerario senza paura Hal Jordan è l'ignaro prossimo Lanterna Verde, un'istituzione galattica che sceglie e arruola i migliori individui da tutti i pianeti del cosmo con il fine di tutelare l'universo. La minaccia stavolta è delle peggiori, Parallax, creatura creduta sconfitta per mano di una delle più grandi Lanterne Verdi mai esistite e invece ancora viva. Un mostro che si nutre della paura e che potrà essere sconfitto solo da quella Lanterna che saprà anteporre la forza della propria volontà al timore della morte.
Come se non bastasse anche una nemesi terrestre, più alla portata del pericolo quotidiano e del rapimento fidanzate (o aspiranti tali), prende forma contestualmente alla “nascita” dell'eroe.
Sceneggiato da un team che accorpa professionisti del supereroismo televisivo come Michael Green e Greg Berlanti (No ordinary family, Smallville, Heroes), del fantastico cinematografico come Michael Goldenberg (un Harry Potter, Peter Pan, Contact) e infine del mondo dei fumetti scritti come Marc Guggenheim (Flash e L'Uomo Ragno), la prima storia per il cinema interamente dedicata a Lanterna Verde sembra uscita dagli anni ‘90, quando il cinema dei supereroi era nella sua infanzia e si tendeva a ricalcare quanto più possibile il modus narrandi e le strutture archetipiche dei fumetti.
Lontano da ogni sviluppo moderno del cinesupereroismo Lanterna Verde racconta la storia di un “migliore”, tormentato da problemi ben poco quotidiani, a cui viene dato ancora di più e a cui si contrappone un “peggiore”, tormentato da problemi speculari, a cui viene levato anche quel poco che aveva. Come risultato il primo sconfiggerà i suoi pochi difetti, conquistando i trofei che ancora mancavano alla sua bacheca, mentre il secondo metterà in luce solo il suo lato peggiore, suscitando pena più che empatia per i suoi dolori. Un classico. Tuttavia risulta tutto ben poco coinvolgente nel decennio che va da Shrek a Megamind (involontariamente citazionista a tal riguardo appare la macrocefalia del villain), in cui tutti gli eroi belli e imbattibili sono oggetto dello scherno da parte degli outsider, meno perfetti ma più autenticamente tormentati, e le donne non sono più motori immobili da salvare.
Eccezion fatta per qualche sporadica battuta Lanterna Verde non ha un briciolo di autoironia e nemmeno la fierezza intellettuale del ricercato Batman di Nolan, si accontenta di fare un racconto di “semplici superindividui” che dovrebbe far sognare se non arrivasse fuori tempo massimo.
Ed è un peccato perchè al timone c'è forse il miglior mestierante che il cinema d'azione statunitense possa permettersi: Martin Campbell, che al suo primo cinefumetto mostra di poter declinare la sua abilità con insperata maestria. Infatti, a dispetto dei suddetti anacronismi di scrittura, Lanterna Verde è dotato di ritmo, agilità e la necessaria asciuttezza, oltre ad un impianto visivo ed estetico fluido e ricercato, che riesce anche ad individuare il vero senso di “trucco” tridimensionale.
Stereoscopia a parte la terza dimensione di Lanterna Verde funziona bene e con gusto perchè Campbell ne comprende fino in fondo la natura di inganno visivo. Le sue immagini piatte che sembrano profonde sono tali non solo per la tecnologia stereo ma per come questa si appoggia alla profondità di campo e alla disposizione accuratamente prospettica degli oggetti e dei personaggi nelle inquadrature. Inganno per inganno, quello di Campbell parte dal set e dai punti di fuga per finire nello sdoppiamento in postproduzione. Il risultato è tecnicamente impeccabile, una splendida confezione moderna per una storia passata.

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