domenica 7 aprile 2013

Jimmy Bobo - Bullet to the head (2013)

TRAMA
Jimmy Bobo è un sicario alla vecchia maniera che non conosce le buone maniere. Dopo aver ucciso su commissione un poliziotto corrotto, Jimmy e collega bevono bourbon e aspettano la diaria. Ma le aspettative concordate vengono disattese da Keegan, un mercenario senza scrupoli che prova a suo modo a 'liquidarli'. Sopravvissuto al coltello letale del nemico e alla morte dell'amico, Jimmy si ritira nella sua casa a New Orleans a meditare vendetta. Lo aiuterà Taylor Kwon, un detective di Washington D.C. col vizio del BlackBerry e della navigazione virtuale, a cui salva la vita. Taylor, indefesso uomo di legge, accetta di affiancarlo, risalendo con lui la catena dei mandanti e promettendo di arrestarlo una volta conclusa l'indagine. Diversamente bisbetici e competenti, Jimmy e Taylor metteranno le mani su documenti scottanti e su un politico corrotto, che vorrebbe cambiare faccia alla città e poi lucrare sull'edilizia. Per farlo è disposto a tutto, persino a sequestrare la figlia di Jimmy, che adesso è davvero arrabbiato. Attratto da sempre dai temi della violenza e della lotta, della fuga e della caccia, Walter Hill dirige un nuovo personaggio imprendibile, che si muove (agilmente) al di fuori della legalità e tra le paludi della Louisiana. Interpretato da Sylvester Stallone, Jimmy Bobo è un hitman armato e operativo sul registro dell'ironia, dentro un corpo combattente e un individualismo pervaso di eticità. Fedele a un codice e pieno di un ribellismo che passa attraverso la poetica della strada e della clandestinità, il protagonista è un sicario analogico, due volte mercenario, che vive (anche) in funzione della conoscenza cinematografica dello spettatore, in grado di riconoscere sotto i muscoli i rimandi più o meno consapevoli al cinema degli anni Ottanta. Anni Ottanta di cui restano le ferite ricucite di Sly e l'atteggiamento di insofferenza nei confronti del potere di un autore di frontiera. Fuorilegge eroico e cavalleresco con figlia e puttana, Jimmy contrappone alle abilità virtuali del suo partner orientale una competenza pratica che impugna pistole, assesta pugni, spara colpi e battute. Bullet to the Head ha lo smalto di un cinema passato ma non è incline alla nostalgia, 'cavalcando' il presente in sella a una Ferrari ed esibendo un appeal che non trova certo nel soggetto la sua ragione. Prima dell'offesa e della vendetta che quell'offesa ripara, Bullet to the Head è piacere degli occhi, una fuoriserie che sgomma verso l'alba e contro il tramonto, perché Jimmy, come Sly, non ci pensa nemmeno a uscire di scena. Sordo alle minacce di arresto del detective coreano di Sung Kang, che lo esortano ad abbandonare il 'palcoscenico', Jimmy è il last man standing e insieme la leading lady di un western metropolitano, l'immortale perdente che sbaraglia la concorrenza, abbattendo i cattivi e sparando alla spalla (arto) della spalla (coprotagonista). Ancora vivo e spendibile, Stallone è un guerriero fieramente anacronistico che non dirà mai la fine del corpo perché non può fare a meno del corpo per affrontare nemici chiari e definiti, dentro un action che è puro divertissement in barba alla cultura degli anni Ottanta, all'eclisse del nemico, alle paranoie e alle paure persecutorie. Una macchina da guerra su cui Hill decide di investire e salire, mettendola al servizio del film non certo della nazione. Jimmy è meno eroicamente un reduce della strada che non si scompone per un 'percussore' smontato, passando alle mani e all'eternità. Perché, alla maniera di Sly, è andato a 'scuola di sopravvivenza'.

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