domenica 22 gennaio 2012

Non avere paura del buio (2011)

TRAMA
Un sinuoso movimento di macchina ci accompagna al di là del cancello di un maniero vittoriano: dopo aver compiuto un tremendo omicidio, un uomo viene inghiottito da una fornace. Un secolo dopo, la piccola Sally è in volo per raggiungere il padre Alex e la sua giovane fidanzata Kim, che hanno da poco concluso proprio il restauro di quella vecchia casa dove abiteranno temporaneamente in prospettiva di una futura vendita. Poco incline ad accettare la compagna del genitore, la bambina scopre uno scantinato in cui, senza volerlo, libera una terribile forza pronta a trascinarla nell'oscurità.
Remake di un horror televisivo diretto nel 1973 da John Newland, Non avere paura del buio segna l'esordio nel lungometraggio di Troy Nixey, comic book artist divenuto pupillo del produttore e sceneggiatore Guillermo Del Toro, vero deus ex machina dell'operazione. Stando ben attento alla consonanza con la propria marca autoriale, infatti, il cineasta messicano espande la storia del teleplay originale e cambia il punto di vista, non più riferibile ad un adulto come nel titolo prodotto dalla ABC, ma ad una bambina introversa e per di più fotografata in un difficile momento di transizione.
Ad una prima visione, la pellicola è fortemente impregnata degli stessi umori del suo immaginario, a cominciare dalla scelta di indagare un mondo dell'infanzia che – in maniera uguale e diversa ai precedenti di La spina del diavolo (2001) e Il labirinto del fauno (2006) – si oppone a quello realistico dell'età adulta fino all'inaspettata convergenza precedente alla messa in crisi finale dei due fronti.
Differentemente dai titoli personalmente firmati da Del Toro, però, il gusto del macabro qui appare scollato da una costruzione narrativa eccessivamente scolastica dove a lungo andare mancano l'insistenza sul dettaglio, l'apertura verso l'ignoto e l'evocazione del vero mistero. Agli occhi della piccola protagonista quelle forze oscure che, rimaste recluse per decenni, tornano assetate di corpi hanno un aspetto non troppo diverso dalla volgarità dei conteggi economici degli adulti. Riuscito soprattutto a livello visivo, il film di Troy Nixey difetta insomma di quell'autentico amore per il mostruoso che rende le nerissime fiabe dirette dal talentuoso produttore-sceneggiatore qualcosa di più di semplici racconti d'intrattenimento.
Esplicitamente citato dal bibliotecario che mostra a Kim un lotto di dipinti segreti, lo scrittore gallese Arthur Machen, per cui fate e gnomi non erano solo innocui parti della fantasia, è una delle passioni di Del Toro oltreché fonte teorica e summa di molto suo cinema.

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