TRAMA
Prodotto da Roger Corman e diretto da un giovane Joe Dante, il Piranha originario è un film vivace e brioso, forse il più brillante dei cloni derivati dal successo colossale de Lo squalo di Spielberg. Tra i suoi punti di forza non ci sono certo gli effetti speciali, al risparmio anche per l'epoca. L'idea di rifarlo con i più sofisticati mezzi di oggi e l’utilizzo delle tre dimensioni non era quindi peregrina.
A occuparsene è stato uno dei nomi più in voga del nuovo horror, Alexandre Aja, che dopo il brillante Alta tensione si è trasferito negli USA dedicandosi in modo seriale ai remake di famosi titoli del repertorio orrorifico (prima di questo, Le colline hanno gli occhi e Riflessi di paura). La trama si presenta sostanzialmente diversa da quella del film di Dante, eliminando ogni riferimento “politico” e dando ai pesci carnivori un’origine naturale, non dipendente da esperimenti proibiti. Una scossa tellurica subacquea libera nelle acque del lago Victoria una torma di voracissimi piranha preistorici - denominati Pygocentrus - che si danno subito da fare divorando uno sfortunato pescatore.
Nella cittadina vacanziera sulle rive del lago si sta preparando una grande festa e tutti hanno in animo di divertirsi, soprattutto i ragazzi. Il regista Derek Jones è lì per girare delle riprese erotiche e assolda Jake, un giovane del luogo dall’aria un po’ sfigata, perché gli faccia da guida durante le riprese. Per lui è una specie di paradiso in terra, vista la quantità di bellone a bordo dello yacht del regista, anche se la cosa lo mette un po’ in difficoltà con Kelly, l’amica per cui ha segretamente una cotta. La mamma di Jake, Julie Forester, è una tipa tosta: è la sceriffa della cittadina. Assieme al suo assistente Fallon (Ving Rhames), si occupa delle ricerche del pescatore misteriosamente scomparso: i due trovano il suo cadavere scarnificato e si chiedono cosa possa averlo ridotto così. Lo scopriranno presto, ma ciò non diminuirà i loro i guai.
Aja mantiene un ritmo sostenuto e rende interessante e simpatica la prima parte del film, utilizzando toni da commedia giovanilistica e iniettandovi robuste dosi di un bonario erotismo. Conserva questo approccio spavaldo e spensierato anche quando i pesci assassini entrano massicciamente in scena, dapprima suggeriti da qualche accenno di suspense hitchcokiana e poi esibiti in grande quantità grazie a effetti speciali digitali di buona qualità che ne fanno uno spettacolo nello spettacolo. Nella carneficina che contraddistingue la seconda parte del film, Aja si affida molto a uno splatter denso e feroce, azzeccando qua e là qualche tocco sarcastico e visivamente originale, come il piranha che esce dalla testa di una ragazza o la trucida sorte riservata al regista “trasgressivo”.
Inoltre, Aja sa bene come gestire la suspense e il crescendo finale sviluppa una tensione più che accettabile, grazie anche alla concisione del racconto, che non conosce lentezze o tempi morti. Vivacità e brillantezza non possono però nascondere la risaputezza della storia che ripropone per l’ennesima volta situazioni già viste e riviste, con personaggi che sono stereotipi poco approfonditi, lasciati alla bravura - quando c’è - dei singoli attori.
Sotto questo profilo si segnalano gli esperti Elisabeth Shue (ormai lontana dai tempi della nomination all’Oscar per Via da Las Vegas, ma sempre brava) e il solido Ving Rhames. In un piccolo ruolo si rivede anche Christopher Lloyd (Ritorno al futuro). Simpatiche partecipazioni speciali per i registi Eli Roth (Hostel) e Franck Khalfoun (P2 - Livello del terrore) e per Richard Dreyfuss, pioniere dell’horror acquatico con Lo squalo.
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