martedì 21 dicembre 2010

Megamind (2010)

TRAMA
Entrambi sparati via da un pianeta prossimo all'autodistruzione quando ancora erano bambini ed atterrati sulla Terra in contesti diversi, Metro Man e Megamind sono l'uno lo specchio dell'altro. Il primo bello, atletico e pieno di tutte le virtù è l'idolo delle folle già da piccolo, il secondo, cresciuto in un penitenziario, di attitudine curiosa ma molto più imbranato, non può che dedicarsi al male per poter riuscire in qualcosa, per essere qualcuno. Nascono così il supereroe e il supercattivo di Metro City. Uno mette in pericolo la città, l'altro salva le persone. Almeno fino a che inaspettatamente Megamind non riesce nell'impresa che per antonomasia è negata ai cattivi da fumetto: uccidere Metro Man. A quel punto il supercattivo, libero di spadroneggiare come ha sempre sognato di fare, si rende conto di quanto gli manchi il suo opposto per essere completo e cerca di trovare qualcuno che lo rimpiazzi.
La Dreamworks ha sempre giocato sugli stereotipi, le maschere e i ruoli dei personaggi all'interno dei generi. Fin da Shrek, uno dei suoi più grandi successi e per questo lo stampino di molti altri film a venire, lo studio di animazione ha cercato di realizzare delle parodie citazioniste in forma di cartone animato, non riuscendo sempre a centrare l'obiettivo di un film divertente e gradevole. Per questo la riuscita in pieno di Megamind suona come una vera vittoria, perchè senza cambiare strada e senza imitare nessun altro, questa volta la formula ha pagato. Ne sia dimostrazione la divertente citazione di Marlon Brando papà di Superman (come accade nel film di Richard Donner), un espediente che invece che deludere come al solito si rivela uno dei momenti migliori del film.
La storia di Megamind e Metro Man, le personificazioni di bene e male presi nella routine della lotta da fumetto, è rotta dall'evento, possibile solo in una parodia, della morte del bene. Questa rottura consente l'inizio della tipica parabola Dreamworks, quella della figura apparentemente cattiva che in un contesto diverso dal normale si rivela anche più buona di quella solitamente etichettata come "bene".
Ma al di là di una morale che non presenta nessuna novità rispetto al passato, è il modo con il quale finalmente anche i cartoni Dreamworks riescono a parlare di sentimenti autentici e universali a rendere Megamind un film fuori dall'ordinario. Merito di un racconto più attento del solito alle nuances narrative, in cui la frenesia per l'azione (che comunque è presente) lascia il posto in più di un caso a ottimi dialoghi e merito probabilmente di alcuni nomi che nei titoli di coda vengono accreditati come "creative consultant" o produttori esecutivi come Ben Stiller, Guillermo Del Toro e Justin Theroux.
L'idea molto moderna e poco classica del male come indispensabile controparte del bene e come sua filiazione diretta sembra essere la stessa alla base di opere fortemente imparentate con il fumetto come Il cavaliere oscuro. Non contrasto ma compenetrazione delle due forze che prendono i propri ruoli unicamente in base al contesto in cui agiscono, senza presupporre una naturale propensione per una delle due parti. Inoltre, come già accadeva nel molto simile Gli Incredibili, l'unica figura realmente negativa e condannabile di tutto il film non è il malvagio animato dalla sete di conquista, quanto il pigro che cerca la scorciatoia, colui che vuole arrivare a livello degli eroi senza averne le vere caratteristiche morali ed etiche.
In aggiunta a queste componenti Megamind si distingue anche per un passo in avanti tecnologico che diventa espressivo. Contrariamente a quanto accade solitamente, gran parte della messa in scena dei momenti sentimentalmente topici del film punta infatti sulla recitazione. Strano a dirsi per un cartone animato, eppure l'evidente miglioramento dell'espressività dei personaggi disegnati in computer grafica si traduce nella capacità di trasmettere sensazioni in maniera più sottile e raffinata. È qualcosa che avevamo visto accadere già nel cartone animato della concorrenza Toy Story 3 e che ritroviamo anche qui in più di un'occasione. A fronte delle solite smorfie e mossette, finalizzate alle gag fisiche e verbali, in Megamind sono presenti anche alcuni momenti seri, tanto brevi e circostanziati, quanto intensi proprio grazie all'espressività visuale.
Accade così che il racconto in forma animata di supereroi e supercattivi da un altro mondo, riesca a parlare di umanità e sentimenti meglio di tanto altro cinema apparentemente più legato alla realtà.

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