martedì 5 ottobre 2010

Un weekend da bamboccioni (2010)

TRAMA
Trent'anni dopo il torneo che li vide vincitori sul campo di basket, cinque amici si ritrovano per onorare la memoria del loro amato coach. Organizzati bagagli e familiari, partono alla volta di Amoskeag lake dove festeggiarono la vittoria dell'infanzia e dove hanno intenzione di spargere le ceneri del defunto allenatore. Sulle sponde dolci del lago riscoprono il piacere e l'entusiasmo di un'età perduta, contagiando prole e consorti. Tra una grigliata naïf, un tuffo (a bomba) in piscina e un brindisi alcolico al 4 luglio, Lanny, Eric, Rob, Marcus e Kurt rispolverano i ricordi e recuperano il senso della vita e dell'amicizia.
Ancora una volta la traduzione creativa di un titolo cinematografico perde il senso del film e ‘legittima' significati altri e arbitrari. La commedia corale di Dennis Dugan riflette, come indica il titolo originale (Grown Ups) e ragiona l'opera precedente (Zohan – Tutte le donne vengono al pettine), sul processo di crescita e il mancato sviluppo all'età adulta di una nazione. Perché i cinque protagonisti, proprio come l'ex agente del Mossad israeliano con la predilezione per gli anni Ottanta e l'hairstyle d'oltreoceano, rifiutano la maturità e perseverano negli stili di vita adolescenziali.
Scritto, prodotto e interpretato da Adam Sandler, Grown Ups ha poco o nulla a che fare coi bamboccioni del ministro nostrano, che vorrebbe una legge per obbligarli a uscire di casa a diciotto anni. I bamboccioni di Dugan sono “cresciuti” e sono “già fuori”, hanno una famiglia, un lavoro, una vita da inventare e da anni ormai hanno imparato a rifarsi il letto. In filigrana dietro la commediola demenzialcomica americana, idealmente prossima a quelle di successo di Apatow e soci, c'è ancora il giudizio sull'infantilizzazione statunitense, a cui si aggiunge questa volta (almeno) l'intenzione di crescere. Legando allora gag scatologiche e motivi triviali, che non trascendono mai davvero perché quella di Dugan è una commedia sulle famiglie per le famiglie, il regista ripresenta il corpo di Adam Sandler, comico ebreo dell'immaturità decisamente impegnato in ruoli connotati da una sorta di adolescenza a oltranza.
La novità denunciata dal titolo, un gruppo di amici impegnati a maturare insieme nell'impatto con la vita rurale, non basta a risollevare una trama già svolta e raccontata e arrivata fuori tempo massimo. Gli “svalvolati”, diventati adulti a un passo dal lago e a un giorno dall'indipendenza americana, finiscono per “stagionare” dentro uno sconsolato repertorio di luoghi comuni.

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