TRAMA
Molto spesso avere a disposizione una grossa quantità di ingredienti potenzialmente gustosi non significa comunque riuscire a cucinare un piatto prelibato. La metafora gastronomica serve in questo caso per stabilire immediatamente che Che cosa aspettarsi quando si aspetta, il nuovo film di Kirk Jones - i suoi precedenti lavori sono Svegliati Ned, Nanny McPhee e il remake americano di Stanno tutti bene con Robert De Niro - nonostante un cast di “all star” non riesce quasi mai ad interessare lo spettatore.
La pressoché totale assenza dell'alchimia capace di dare sapore alla pietanza è dovuta principalmente all'adattamento del best seller di Heidi Murkoff: la sceneggiatura tratteggia in maniera superficiale personaggi e situazioni, e peggio ancora non tralascia di cospargere molte scene di pesante retorica buonista, come nell'episodio riguardante il problema dell'adozione che vede protagonisti gli imbambolati Jennifer Lopez e Rodrigo Santoro. Le differenti problematiche riguardanti il periodo della gravidanza vengono raccontate in maniera piuttosto banale, sia nei pochissimi momenti seri sia quando si vorrebbe cercare di far ridere il pubblico. Le vicende riguardanti le varie coppie sono legate da un filo narrativo sottilissimo, e questo non sarebbe neppure un ostacolo insormontabile se il senso specifico dell'operazione fosse stato delineato con lucidità. La sensazione sgradevole è che invece si sia adoperata la tematica per costruire una serie di situazioni e scenette da commedia senza avere un quadro totale di cosa si stava realizzando. Jones mette in scena il tutto con poca convinzione, puntando su una confezione stereotipata e così in grado di abbracciare il pubblico più ampio. Alcuni guizzi di regia e una sana "cattiveria" nella messa in scena di almeno un paio di momenti sarebbero stati un notevole tonico per il film.
Se Che cosa aspettarsi quando si aspetta non risulta una totale delusione è dovuto al fatto che, in mezzo a un cast di attori in cui non tutti sembrano sapere bene come si fa commedia, quelli che invece sono capaci a gestire il genere spiccano per bravura ed efficacia. Stiamo parlando di Chris Rock, che si riserva una particina piccola ma esilarante, e della troppo sottovalutata Elizabeth Banks, vera e propria mattatrice del lungometraggio con la sua vena comica sfrontata e umana. Male, malissimo Cameron Diaz, oltretutto pesantemente ritoccata al computer nei primi piani. Perché non concedersi il lusso di un fascino debitore del tempo che passa? Stranamente poco incisiva anche Anna Kendrick, di solito convincente quando si confronta con la commedia dolceamara.
Sfruttando la scia dei prodotti corali come La verità è che non gli piaci abbastanza o Appuntamento con l'amore, questa nuova commedia si rivela assemblata con scarsa ispirazione, e la professionalità di alcuni consumati caratteristi non riesce a salvare del tutto il prodotto dal peggiore dei difetti quando si tratta di cinema leggero: la prevedibilità.
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