sabato 5 febbraio 2011

I fantastici viaggi di Gulliver (2011)

TRAMA
Lemuel Gulliver lavora negli uffici di un grande giornale come fattorino della posta. Ogni giorno gira con il carrello pieno di pacchi e lettere da consegnare a redattori e direttori. La sua vita senza entusiasmo, senza aspirazione e senza fiducia in se stesso lo condanna a quel posto da undici anni senza possibilità di promozione e a sognare di uscire con la caporedattrice della sezione Viaggi, a cui non osa nemmeno rivolgere la parola. Una buona e fortuita occasione però farà sì che gli venga data la possibilità di riscattarsi ai suoi occhi redigendo un reportage dal triangolo delle Bermuda. Durante il viaggio un gorgo al contrario lo catapulterà su di un'isola abitata da omini piccoli come un action figure e laboriosi come formiche. In breve diventerà l'idolo locale ma la fama e il consenso saranno tanto facili da guadagnare quanto rapidi da perdere.
C'è molto poco di "I viaggi di Gulliver" in questo adattamento indirizzato principalmente a un pubblico preadolescenziale. Non solo è affrontata solo la prima e più famosa parte, quella dei lillipuziani (con un vago accenno all'isola dei giganti), ma scompare anche qualsiasi velleità di critica sociale alla società attuale dietro la metafora di Lilliput. I fantastici viaggi di Gulliver come li ha pensati la 20th Century Fox sono un racconto d'avventure esotico-fantasiose per ragazzi e assolutamente nulla più. In questo senso il film funziona e molto (anche grazie alla durata di soli 85 minuti resa possibile da un montaggio che procede talmente per ellissi da far pensare che in origine ci fossero molte più scene poi selvaggiamente rimosse in fase di postproduzione) e Jack Black è forse l'interprete oggi più azzeccato per un ruolo simile.
L'adulto sempre infantile può finalmente esserlo senza doppi significati o doppie letture. Tra le molte cose Gulliver millanta di essere il presidente del suo paese, racconta la sua vita attingendo pesantemente e senza senso dalla storia del cinema (“Ehi! Ma tu non sei morto!” sbotta uno dei lillipuziani davanti alla scena finale di Titanic raccontata come fosse la vera vita del gigante) e spaccia per propri i riff di chitarra dei Guns n' Roses. Nel Lemuel Gulliver di questo adattamento c'è infatti un Bignami di tutti gli elementi più superficialmente e immediatamente divertenti di quella figura che in quasi 10 anni Jack Black ha costruito per sè. Un personaggio unico che coincide con l'attore e che egli declina a seconda del ruolo da interpretare (devastante in Alta fedeltà, romantico in L'amore non va in vacanza, serioso in King Kong, demenziale in Tenacious D, cretino in Be kind rewind e via dicendo).
Ma è nel rapporto tra grandezze che I fantastici viaggi di Gulliver sembra cercare di osare un po' di più. A partire dai titoli di testa girati con un effetto ottico che fa sembrare le vere immagini di New York piccole miniature, fino al 3D (aggiunto in postproduzione e non realizzato in fase di ripresa) usato per rendere l'idea della distanza tra i lillipuziani e Gulliver quando si guardano dall'alto verso il basso o viceversa, il film cerca in ogni modo di suggestionare enfatizzando il contrasto piccolo/grande. Cosa che raggiunge l'apice quando un lillipuziano arriva nella terra dei giganti a liberare Gulliver dal giogo di una bambina che lo usa come bambola.

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