domenica 12 settembre 2010

Resident Evil Afterlife (2010)

TRAMA
La bella Milla Jovovich di Il quinto elemento ritorna a vestire i panni di Alice, macchina da guerra geneticamente modificata dalla Umbrella Corporation che dopo aver acquisito incredibili abilità fisiche, ne viene privata dalla stessa malefica organizzazione, con suo grande sollievo e ringraziamento, bisogna sottolinearlo. Tornata umana a Tokyo, la ragazza si reca in Alaska, alla ricerca di una fantomatica Arcadia, che ospiterebbe dei sopravvissuti all’epidemia di zombies creati dal Virus T che si è praticamente estesa su tutto il mondo. Lì, raccatta l’amica Claire Redfield, che nel frattempo ha perso la memoria, e in sua compagnia, si spinge fino a un carcere di Los Angeles, all’interno del quale, con altri superstiti carichi di speranze e un particolare prigioniero, cercheranno di raggiungere la vera Arcadia: una grande nave-cargo.
Si tratta del quarto (e pare non ultimo) episodio della saga cinematografica Resident Evil, basata sui videogiochi survival horror della Capcom, ma il primo a essere distribuito in 3D. La possibilità di realizzare un eventuale capitolo successivo a Resident Evil – Extinction venne in mente ai produttori già dal 2006, quando pensarono a Tokyo come nuova potenziale location per girare un quarto film sulla serie, che avrebbe mischiato alcuni elementi dei videogame “Resident Evil Code – Veronica” (2000) e “Resident Evil 5” (2009). Mente pensante e meccanica di tutto è Paul W.S. Anderson, marito della Jovovich, che ritorna a dirigerla dopo la prima pellicola, un eccezionale Resident Evil (2002), e dopo aver prodotto Resident Evil – Apocalypse (2004) e Resident Evil - Extinction (2004).
Il problema principale di questo film, oltre all’ovvietà della trama e dei characters (i personaggi) che hanno scritto chiaramente in fronte il loro destino, è che non basta sopravvivere in un inferno pieno di mostri fra incredibili, quanto impraticabili, scene d’azione e spaventi adrenalinici per renderlo un buon titolo. Ci sarebbe voluto molto più impegno, più sostanza, più grinta, più audacia e più originalità. Da un punto di vista tecnico, una tecnologia come il 3D, scelta ovviamente per attirare più spettatori al botteghino, poteva essere sfruttata infinitamente meglio e non limitarsi a poche suggestive scene d’azione rubate da Matrix (1999), contate (e scontate) nelle dita di una mano, che fra l’altro promettono, ma non mantengono. Da un punto di vista dei contenuti, il film risulta noioso: manca una certa ironia che inserirebbe un guizzo in più, le scene che dovrebbero provocare un batticuore sono insufficienti per estendere quello stato di tensione giusto per un action-movie (problema che il regista ha pensato di risolvere con un abusato effetto rallenty), nello scontro finale si rischia di sbadigliare nella buia incredulità e il finale è deludente. Ogni sequenza ha il sapore di qualcosa già visto da qualche altra parte: L’avventura del Poseidon (1972), il già citato Matrix (1999), Silent Hill (2006), Æon Flux (2006). La lista è lunga.
I personaggi sono sciatti e banali, così come la loro scelta. Per esempio, Wentworth Miller, la star del telefilm Prison Break (2005), interpreta Chris Redfield, ma guarda caso è dentro una cella e sa come evadere dal carcere. Praticamente, torna a essere il tatuato Michael Scofield senza esserlo di fatto! Il concetto di verosimiglianza con la realtà, poi, è praticamente nullo. Nonostante un combattimento in mezzo all’acqua e una “passeggiata” in un cunicolo fognario, il maquillage della Jovovich è praticamente intatto e i capelli della Larter sempre puliti e pettinati. Unica nota positiva, è quella già affermata nel primo film della saga, quando si scelse di limitare l’aria della familiarità con il videogame ai nomi dei protagonisti. Un’opzione coraggiosa che ha scatenato l’ira dei fans, ma ha fornito un nuovo immaginario e più libertà agli sceneggiatori. Sommariamente, Resident Evil – Afterlife… dopo la vita (per l’appunto) non ha vita.

TRAILER


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